I tanti misteri del monumento al poeta che NON è ritratto nella statua a lui dedicata.

Il monumento al poeta Gabriele Rossetti al centro dell’omonima piazza è, senza dubbio, il centro di Vasto. Eppure questo, fino a cento anni fa, era un luogo periferico, ovvero la spianata fuori dalle mura sorta al posto dell’anfiteatro romano, dove si svolgeva periodicamente la fiera del bestiame. Inoltre provate a chiedere a qualsiasi vastese come si chiama il personaggio raffigurato dalla statua. Tutti sapranno rispondervi. Se chiedete, però, cosa abbia scritto, pochissimi ricorderanno il titolo di una sua opera. 

Questa strana situazione ha dei motivi storici e culturali molto precisi. Fino all’inizio del ‘900 la piazza era chiamata spianata del Castello e si trovava di fronte alla porta di Castello, ovvero l’ingresso alla città posto accanto al Castello Caldoresco, poi inglobato nel Palazzo Palmieri ancora visibile nel prospetto nord. Con l’espansione del centro abitato fuori dalle mura e, soprattutto, con la creazione della statale adriatica che congiungeva Trieste ad Otranto passando proprio dal centro di Vasto, la spianata posta lì’ accanto venne ad essere il luogo di congiunzione fra la città vecchia e quella nuova. 

Durante i primi anni del regime fascista si ritenne che il nuovo centro di Vasto dovesse assumere l’aspetto monumentale e marziale che le conveniva. In occasione del completamento dell’acquedotto del Sinello, fu creata una grande fontana e la piazza venne sistemata con aiuole e raccordata con il sistema di grandi viali che portavano dalla villa Principe di Piemonte, attuale Villa Comunale, al Palazzo d’Avalos. 

Per dare il nome alla piazza fu collocato al suo centro il monumento a Gabriele Rossetti che, sebbene fosse morto esule e povero a Londra nel 1854, negli assi successivi era divenuto uno dei simboli del risorgimento Italiano per l’adesione alla Carboneria, gli studi su Dante, la lotta contro i Borbone (era riparato a Londra perché condannato a morte in seguito ai moti del 1821) e anche per il suo spirito anticlericale.  

Venne così deciso di realizzare la statua di cui si parlava da anni, ma per cui non si erano mai trovati i soldi necessari e venne incaricato lo scultore napoletano Cifariello che realizzò il ritratto di un Gabriele Rossetti in abiti tardo-ottocenteschi, intendo a leggere la Divina Commedia, sormontato da un’aquila pronta a spiccare il volo e completato dai medaglioni dei suoi quattro figli, la maggior parte dei quali erano divenuti celebri in Inghilterra come poeti o pittori. Le opere in bronzo furono collocate su una stele in pietra e l’intero complesso fu inaugurato da Sua Altezza Reale, il Principe Umberto di Savoia, il 12 settembre 1926. 

Tre anni dopo il regime fascista firmò i Patti Lateranensi e la religione cattolica tornò ad essere religione di Stato. Rossetti, in ragione del suo anticlericalismo, fu eliminato da tutte le antologie italiane e pressoché dimenticato.  

Così, a Vasto Rossetti rimase nella toponomastica di tanti luoghi, oltre che nella statua che dovrebbe rappresentare la sua effigie, ma che, confrontata con i ritratti fattigli da diversi amici pittori mentre era in vita, non evidenzia alcuna somiglianza. Questo perché, a quanto dicono le male lingue, il ritratto era stato fatto per un monumento ad un altro poeta che era stato ordinato e poi disdetto. Lo scultore Cifariello aveva pensato bene di riciclarlo, dando al nostro Rossetti l’aspetto che oggi tutti gli attribuiscono! 

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